I consumatori hanno meno fiducia nei prodotti di marca

Da una recente ricerca effettuata da IBM è emerso che la maggioranza dei consumatori basa la propria fiducia nei confronti di una marca sul livello e sul tipo di informazioni fornite dai produttori di beni di consumo circa gli ingredienti, la provenienza e l’impatto ambientale dei prodotti offerti.

Recenti casi di contaminazione alimentare e relativi richiami dei prodotti, uniti alla confusione che regna tra i pay-off dei messaggi di marketing, hanno contribuito a diminuire la fiducia dei consumatori nei confronti dei produttori di beni di consumo, come evidenzia il sondaggio condotto da IBM su 1.676 individui residenti negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Quasi il 70% degli intervistati ha affermato di avere scarsa fiducia nelle affermazioni sui prodotti alimentari di marca riguardo il loro impatto sull’ambiente e i benefici che promettono in termini di salute e benessere. Quasi la metà dei consumatori è preoccupata dagli aspetti legati alla sicurezza, mentre quasi due persone su cinque affermano di comprare attualmente marche diverse proprio per le motivazioni sopra espresse.

Quasi il 60% degli intervistati afferma di disporre oggi di molte più informazioni sugli ingredienti degli alimenti che acquista rispetto a due anni fa, ma nonostante ciò il 72% pretende ancora più dettagli sulla provenienza, sui processi produttivi e sugli ingredienti dei prodotti acquistati.

Una ricerca integrativa, condotta da IBM e presentata in concomitanza dei risultati del sondaggio, identifica un nuovo filone di consumatori che sta influenzando questo cambiamento. Lo studio intitolato “La tracciabilità come leva per guadagnare fiducia� definisce questo nuovo gruppo catalizzatore come quello degli “onni-consumatori�: si tratta di consumatori informati, influenti e più che mai in connessione tra di loro dato che dispongono di tutta una serie di tecnologie avanzate e sofisticate.

Secondo lo studio, l’onni-consumatore prende in considerazione una gamma molto più ampia di prodotti e decide consapevolmente se accettare o meno messaggi di marketing indesiderati. “È chiaro che negli ultimi cinque anni ci sia stato un cambiamento radicale nei fattori che fanno leva sui comportamenti di acquisto dei consumatoriâ€?, ha commentato Bill Gilmour, Global Consumer Products Lead, IBM Global Business Services. “È vero che il prodotto, il packaging e la marca svolgono ancora un ruolo fondamentale, ma è altrettanto vero che il loro valore è stato superato da una serie di altri fattori. L’onni-consumatore vuole prodotti in grado di offrire sempre più benefici in termini di salute e benessere e chiede allo stesso tempo di conoscerne l’impatto sugli individui, sulla società e sull’ambienteâ€?.

Le conclusioni tratte da IBM evidenziano la necessità per le imprese di identificare la “Full Value Traceabilityâ€?, cioè la tracciabilità completa del valore e allinearla alla propria visione di marca con l’obiettivo di differenziarsi dalla concorrenza. Questo nuovo tipo di approccio permette sia di tutelare la qualità alimentare sia di favorire la lealtà e la trasparenza necessarie a infondere fiducia nel consumatore da un lato, e proteggere e rafforzare il brand dall’altro. Per dare vita a un sistema di “Full Value Traceabilityâ€? è assolutamente fondamentale creare un legame tra la supply chain della produzione e quella dell’informazione, coinvolgendo gli attori operanti lungo l’intero processo.

IBM vanta una profonda conoscenza del settore dei beni di consumo e una grande esperienza nei sistemi di procurement e nella gestione di supply chain globali. L’ampia offerta di IBM include software, hardware e servizi volti a creare un collegamento tra la parte operativa e quella informativa della supply chain. IBM collabora direttamente con organismi di settore quali GS1 e GCI per supportare la definizione, l’adozione e l’implementazione di standard globali di dati.

Lo studio completo è scaricabile all’indirizzo www.ibm.com/consumerproducts

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