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NOENE: la soletta antishock ai tuoi piedi

solette plantari noeneA più riprese abbiamo sottolineato come le solette NOENE siano un prodotto anti shock eccezionale. NOENE esiste da anni, purtroppo però non ha mai avuto lo spazio che merita soprattutto in ambito medico-sportivo. Le proprietà delle solette NOENE infatti, sono indiscusse, e supportate da svariate ricerche di tipo scientifico che ne hanno comprovato la bontà ed i vantaggi nell’utilizzo.

Ad esempio in Francia, sul numero 394 della rivista “Santè Magazine” si è parlato diffusamente dei vantaggi portati dall’utilizzo delle solette NOENE. Qui di seguito riportiamo qui di seguito la traduzione dell’intero articolo al fine di fornire ulteriori informazioni circa i vantaggi derivanti dal calzare le solette NOENE.

Il Centro Nazionale della Sanità di Atlanta, in Georgia, avverte: più di un terzo degli appassionati di jogging e maratone, che corrono almeno 10km alla settimana, sarà ogni anno vittima di un qualche infortunio che li obbligherà a ridurre i chilometri percorsi. Questi dati si fondano su un’inchiesta che ha preso in esame coloro che corrono dai 48 ai 62 km, in media, alla settimana. Ne è emerso che gli uomini hanno il 40% di possibilità di incorrere in un incidente, mentre per le donne si arriva addirittura al 60%. I danni più frequenti colpiscono il ginocchio. A seguire i piedi, la tibia, il tallone e la schiena.

RISULTATO: BISOGNA AMMORTIZZARE GLI SHOCK
Per prima cosa bisogna dotarsi di buona scarpe per l’allenamento, diminuire il peso corporeo e utilizzare delle solette anti-shock.  Nel momento della camminata, l’appoggio del tallone determina un impatto che va da un 80% fino al 100% del peso corporeo. Degli studi recenti (che hanno registrato l’impatto massimo sui piedi derivato dagli shock, misurato grazie ad un dispositivo elettronico applicato alla gamba) hanno dimostrato che è possibile diminuire sensibilmente l’accelerazione massima della tibia (espressa in percentuale sul perso del corpo) portando delle solette anti shock all’interno delle scarpe. Per una persona che fa jogging, il contro-shock plantare corrisponde a una forza che va da 3 a 5 volte il peso del corpo, a seconda del profilo, la natura del terreno (asfalto, terra, ecc..), la velocità della corsa e il peso del corridore. L’impatto dei piedi sul suolo, assorbito solo in parte dalle scarpe (a seconda della qualità), è scaricato direttamente sulle gambe e sulla schiena. Inoltre, la minima anomalia meccanica (piede piatto, piede rigido, ginocchia storte o a X, gambe arcuate o a parentesi, gamba più corta) che durante la marcia sarà quasi impercettibile, potrà trasformarsi durante la corsa in un’inevitabile lesione.

I corridori che si allenano a velocità rapide sono più esposti alle patologie dell’allenamento, dal momento in cui la forza d’urto accresce con la velocità. Al contrario, lo shock diminuisce se si rallenta l’andatura e si utilizza in modo corretto la flessione del ginocchio per assorbire una parte della collisione.  L’impatto tallone-suolo agisce in funzione della distanza che c’è tra il tallone e il suolo poco prima dell’impatto. Questa distanza varia tra i 2 e i 6 cm, ed è quella che permette al corridore di avere una falcata radente. Alcuni si allenano accanto ad un muro il quale non deve superare per più di 3 cm l’altezza dell’atleta.  L’allenatore, posto dall’altra parte del muro, verifica che la testa rimanga “invisibile”. Oltre all’acquisto di un buon paio di scarpe, altri due elementi modificano l’intensità dei traumi:
– Il peso del corpo
– Le solette anti-shock

IL PESO DEL CORPO, LO SHOCK DEI PIEDI
Per ogni maratona, a seconda dell’ampiezza della falcata (da meno di un metro per chi pratica jogging lenti a circa due metri per i migliori maratoneti), ciascun piede entra in contatto con il suolo più o meno dalle 26.500 alle 10.500 volte (da 53.000 a 21.000 per entrambi i piedi). Se la massa corporea si attesta sui 75 kg, la carica supportata da un singolo piede si avvicinerà, per un corridore medio, a 7875 tonnellate (75 kg x 3 volte il peso del corpo x 35.000 collisioni plantari). Al contrario, se lo sviluppo corporeo non passa i 65 kg, come avviene per la maggior parte dei corridori di alto rango, l’impatto generato dalla base non sarà superiore alle 6.825 tonnellate (65 x 3 x 35.00 shock).

SHOCK E CONTRO-SHOCK: LA PARATA DELLE SOLETTE
Correre su un suolo duro come l’asfalto è una prova faticosa non solo per i piedi, ma per il corpo nel suo complesso. Le accelerazioni e le decelerazioni che segnano l’andatura si trasmettono lungo la colonna vertebrale e provocano delle reazioni anche nelle sommità del corpo. Inoltre, ad ogni interazione piede-scarpa-suolo, l’onda di ritorno (vera energia vibrante negativa) si propaga durante la corsa ad una velocità di 120 km/h nelle ossa delle gambe e della colonna vertebrale. Ritroviamo 1/10 di questa energia iniziale al livello del ginocchio, 1/20 all’altezza del bacino, 1/30 dove c’è la cervicale.  Questi micro-traumi dovuti alla ripetizione di un’azione intensa e specifica sono all’origine di infortuni come:
– Tendiniti, Peritendiniti
– Periostiti e fratture da affaticamento
– Dolori alle articolazioni dei piedi, delle ginocchia, delle anche e della colonna vertebrale

Da qualche anno, alcuni ricercatori si sono messi al lavoro per trovare un materiale che possa limitare le collisioni plantari. Al fine di valutare la validità dei campioni proposti, le forze di reazione del suolo provocate dalla corsa sono state misurate con l’aiuto di rilevatori di forza miniaturizzati, incollati su diverse parti della faccia plantare del piede così come su diverse pari del corpo. Il tipo di contatto del piede con il suolo varia a seconda della velocità di spostamento. In generale, più si corre lentamente, più si attacca il tallone: uno studio fatto su circa 3000 corridori dal laboratorio di ricerca della Nike ha messo in evidenza che il 75% dei corridori di fondo tocca il suolo con il tallone e il 23% con la pianta del piede o l’avanpiede (il 2% è indeterminato). Un’equipe medica belga di specialisti in biomeccanica ha ottenuto risultati simili: il 63% dei soggetti testati ha un contatto con il suolo attraverso il tallone, mentre solo il 37% ha l’attacco con la pianta del piede.

La durata d’appoggio del piede al suolo era significativamente più lunga per il grande gruppo (30/100 di secondo) che per il terzo restante (27/100 di secondo). La pianta del piede deve adattarsi a diverse tipologie di terreno. Tuttavia, il tallone non è un buon ammortizzatore a differenza dell’avanpiede che, grazie ad un sistema complesso di ossicini, legamenti e muscoli, assorbe la maggior parte degli shock. Al di fuori di queste differenze circa l’ammortizzazione, coloro che poggiano col tallone presentano l’inconveniente di un contatto tallone-suolo così breve che l’onda vibrante di ritorno riesce a propagarsi attraverso il corpo prima ancora che possa essere tamponata dagli ammortizzatori dei legamenti e dei muscoli.

Purtroppo, i materiali anti-shock come i polimeri, i visco-elastici e tutti i derivati del silicone messi a punto sino ad oggi, che hanno caratteristiche proprie come l’ammortizzazione e la rigenerazione, vedono aumentare gli shock in termini di rimbalzo in ragione del loro effetto “molla”. Questa reazione (energia negativa) è meglio conosciuta come onda di shock, onda vibrante di shock o più semplicemente vibrazione. Scoperte recenti hanno permesso la messa a punto di un mix specifico di elastomeri capaci di assorbire quasi il 100% dell’energia negativa prodotta dalle vibrazioni derivanti dalla corsa. Questo nuovo prodotto commercializzato con il nome di NOENE interviene efficacemente in ogni occasione di shock contrastando l’energia vibrante generata dall’impatto, grazie alla chiusura di micro-cellule cristalline incluse dentro l’elastomero, che si disperdono proporzionalmente alla forza emessa (azione) evitando allo stesso tempo il ritorno dell’energia (reazione) solitamente generato dagli altri materiali. Le solette o talloniere NOENE (elastomero) possiedono 4 “proprietà dello shock”:

1. Contrastano lo sforzo imposto allo scheletro e alle altre strutture muscolari e ai tendini. Questa è la prevenzione
2. Aumentano la fase di repulsione (+17%) e diminuiscono la fase d’appoggio (O 14%). Queste due percentuali favoriscono un alleggerimento degli sforzi plantari e delle gambe, contemporaneamente ad una riduzione  dell’affaticamento ed un accrescimento della resistenza agli sforzi
3. Limitano la traspirazione in ragione della debole aggressione della volta plantare quando entra in collisione con il piede
4. Non intralciano la falcata. Si differenziano dalle altre solette per la loro leggerezza ed il sottile spessore

Grazie alle loro performance stabilite sul più duro banco di prova: la competizione sportiva, le solette anti-shock NOENE si sono viste assegnare il primo premio “As de La Presse” al Salone Internazionale del 1987, tenutosi alle porte di Versailles, da parte di una giuria di giornalisti sportivi esperti.

ONDE NEGATIVE O POSITIVE: PARI?
Per essere completi sulla questione anti-shock dei piedi, è bene precisare che se si elimina l’energia negativa per limitare i rischi traumatici, si compromette leggermente, per lo stesso motivo, la performance. Per questo, alcuni atleti di alto rango, il giorno delle competizioni in gare su brevi distanze, preferiscono rinunciare alle proprie protezioni plantari anti-shock. Infatti, non è possibile avere allo stesso tempo un materiale sotto i piedi che riduce le onde negative e restituisca tutte le onde positive che servono per correre più veloce. Sulle lunghe distanze, fino alle maratone, l’effetto anti shock delle solette NOENE riduce lo stress delle articolazioni e quindi mantiene la muscolatura più efficiente, compensando ampiamente la riduzione delle vibrazioni positive che produrrebbero una maggiore spinta nella corsa. In compenso, ciò che è possibile fare, ma questo sarebbe un “di più”, sarebbe utilizzare due tipologie di elastomeri in cui la densità e la composizione sono differenti: uno messo sotto il tallone per ammortizzare gli urti (una talloniera NOENE), e l’altro (una mezza soletta con materiale tipo silicone) posizionato nella parte anteriore del piede per generare impulsi positivi. Questo a condizione di appartenere al gruppo di quelli che atterrano sul suolo con il tallone e decollano con la punta del piede, ovvero il 75% delle persone. Per il 25% restante, sarà necessario attendere che le nuove scoperte si adattino alle loro caratteristiche meccaniche.

TASSO DI ASSORBIMENTO DELLE VIBRAZIONI NEGATIVE DOVUTE ALLE ONDE DI SHOCK BANCO DI PROVA: SOLETTE ANTI-SHOCK
Il kinesi-terapista B. Krumb, in un recente numero di Annuario di Kinesi-terapia, ha presentato un lavoro personale intitolato: “Studi comparativi su 11 materiali visco-elastici destinati alla produzione di solette che assorbono gli shock”. Durante l’attività di jogging l’apparato locomotore, ai suoi differenti livelli (piedi, caviglie, ginocchia, anche, bacino, colonna vertebrale) subisce degli sforzi meccanici e, più o meno a lungo termine, presenta dei principi di tendinite e artrosi. Infatti, durante la corsa, per esempio, un’onda di shock (reazione) è generata ogni qualvolta il tallone tocca il suolo (azione). Questa reazione, chiamata da alcuni “energia negativa”, è contrastata sia mettendo in posizione un materiale visco-elastico sotto forma di talloniera aggiunta, sia integrando questo materiale direttamente nella posizione del tallone all’interno della scarpa. Questi prodotti visco-elastici, presenti in gran numero sul mercato, rispondono veramente ai loro fini? Questa è la domanda che si è posto B. Krumb studiando le capacità di ammortizzazione di undici materiali visco-elastici. Si tratta di materiali destinati alla fabbricazione di solette per le scarpe sportive, che sono stati testati individualmente su piattaforme dinamo-metriche di forza. Ogni prodotto è stato sottoposto per ben 5 volte consecutive alla caduta libera di un peso realizzato per ciascuno. Solo la componente verticale è stata presa in considerazione al fine di individuare il valore dell’intensità di picco sul piano d’appoggio e quello del tempo d’assorbimento.

Il rapporto intensità-tempo ha permesso all’autore una classificazione in funzione della qualità d’assorbimento degli shock. I risultati di questo studio hanno permesso di stimare che il valore clinico di un prodotto visco-elastico dipende dall’efficacia di assorbimento delle onde di shock e dalla sua durata nel tempo (degrado). Il rapporto intensità-tempo ha dato modo di classificare la qualità d’assorbimento degli shock delle diverse solette e talloniere in commercio. Sorbothane, Bauerfeind, Viscolas, NOENE sono le più performanti grazie alla loro capacità di assorbimento delle onde di shock e troveranno sicuramente un interesse nella pratica sportiva, nelle patologie traumatiche e nella rieducazione traumatologica durante la riabilitazione post immobilizzazione, per diminuire gli sforzi nella fase d’appoggio del tallone.

Ovaflex, Podiane, Head hanno una capacità d’assorbimento troppo debole e non sembrano rispondere ai criteri di un prodotto visco-elastico destinato al mercato. Questo, però, non gli impedisce di entrare a far parte della composizione delle classiche solette e talloniere. Per completare questi studi, sarà necessario prendere in considerazione altri parametri come il tempo di riespansione dopo il primo impatto (durata necessaria dopo il primo shock per ritrovare la capacità d’ammortizzazione massima) e l’affidabilità nel tempo di questo meccanismo. La ricerca di questi parametri dovrà necessariamente essere l’oggetto di studi complementari.

Rapporto sul NOENE e sulle sue applicazioni in solette, plantari e talloniere

solette plantari noeneAllo scopo di rispondere in modo ancora più esaustivo a tutte le domande di coloro che ci richiedono degli approfondimenti ulteriori su quelle che sono le caratteristiche e le proprietà del NOENE, pubblichiamo oggi una rapporto sullo studio clinico del NOENE.

Tale rapporto è stato elaborato dall’Istituto per la Scienza dello Sport e Metodologie Specialiste per l’Ortopedia e per l’area della Medicina Sportiva del PHILIPPS – una Università olandese con sede a Marrburg.

Qui di seguito pubblichiamo il rapporto dal titolo “Aspetti fisiologici, risultati e importanza dell’utilizzo della soletta NOENE durante l’attività sportiva” che è stato redatto  dai Professori Med. H.M. Sommer, K. Hottenrot e O. Hoss.

Le solette NOENE devono rispondere alle esigenze di alta qualità delle scarpe da corsa (ammortizzare, mantenere il comfort). Una soletta da corsa performante deve aiutare il piede ad avere un dispiegamento  fisiologico normale (ROP) al fine di alleggerire le contrazione del sistema muscolo-scheletrico. Lo scopo di questo studio era quello di valutare ed analizzare l’influenza che la soletta NOENE potrebbe avere nella prevenzione delle lesioni. Abbiamo inoltre considerato l’influenza di altri parametri:

– modifica della ripartizione della pressione del piede (FPD);
– modifica del consumo energetico;
– modifica delle proprietà di ammortizzamento tra piede-scarpa, dovuta ad un allungamento dell’elasticità e/o riscaldamento e deformazione del materiale;
– modifica neuromuscolare e propriocettiva dei meccanismi di controllo e percezione soggettivi;

METODI E MATERIALI
In tutti i casi, sono state utilizzate delle solette NOENE con uno spessore di 2 mm. Tutte le solette erano piatte, viscoelastiche e anti-fatica, ed erano formate da una superficie simmetrica di cellule cristalline sintetiche. Alcuni sportivi messi alla prova hanno descritto le loro impressioni soggettive con le solette NOENE, insistendo sulla
riduzione della percezione di shock e la diminuzione del rischio di lesioni (principalmente la tendinite).

STRUMENTI DI MISURAZIONE E PARAMETRI RILEVATI
La nostra metodologia è stata fortemente orientata a ricercare l’influenza potenziale delle solette NOENE. Abbiamo dunque provato a scoprire e valutare i meccanismi che possono intervenire nell’ammortizzamento e nel dispiegamento del sostegno plantare, tappa dopo tappa, utilizzando gli strumenti di misurazione e i parametri seguenti:

a) Ripartizione della pressione del piede (Novel); parametri: forza verticale massimale, picchi di pressione, zone di contatto, dispiegamento verticale
b) Proprietà di acquisizione dell’ammortizzamento:
– Accelerometro (BIOVISION); parametri combinati nel campo dei tempi e della frequenza;
– Piattaforma di forza (AMTI); parametri combinati nel campo dei tempi e della frequenza
c) Consumo energetico;
– Consumo di ossigeno (metamax); parametri: VO2 (ml/kg/mn);
– Frequenza cardiaca (Polar);
d) Meccanismi di controllo della percezione soggettiva e propriocettiva:
– Superfici elettromagnetica (Biovision); parametri combinati nel campo dei tempi e della frequenza;
– Questionari;

PRIMA RICERCA
Lo scopo di questa ricerca era quello di valutare l’influenza della soletta NOENE sui parametri quantificando le modifiche della ripartizione della pressione del piede (FPD) e del consumo di energia. 22 atleti d’endurance hanno dato, per iscritto, il loro consenso a questo studio dopo aver familiarizzato con le procedure dei test. Tutti i soggetti non soffrivano di alcuna lesione ad organi interni, non avevano bisogno di portare una protesi plantare (solette ortopediche) e correvano appoggiandosi al suolo con il tallone o con la parte centrale del piede.

DEFINIZIONE DEL TEST
Ciascun soggetto doveva fare due test sul tapis roulant, uno prima e uno dopo un esercizio d’endurance estenuante della durata di 1 ora. I due test erano fatti a due velocità differenti e duravano 5 minuti, il primo con e l’altro senza le solette NOENE. Ogni cambio di soletta è stato fatto senza che l’atleta sapesse che la soletta NOENE
fosse presente o meno nella scarpa. Per fare ciò, abbiamo posizionato la soletta NOENE al di sotto delle solette convenzionali (prive di particolari funzioni). Ad ogni velocità, il consumo di ossigeno, la frequenza cardiaca e la ripartizione della pressione sul piede (FPK) sono stati misurati simultaneamente. Inoltre, abbiamo effettuato delle registrazioni video per controllare il comportamento fisiologico del piede. Un questionario è stato sottoposto per valutare se tutti i soggetti erano capaci di distinguere i momenti in cui portavano le solette tradizionali da quelli in cui avevano le solette NOENE, la superficie delle zone di contatto (2 millimetri), le forze verticali massime (N), i picchi di pressione (N/cm quadrato) e il dispiegamento verticale. A beneficio delle analisi statistiche future, le solette sono state divise in 9 zone anatomiche, similari a quelle
determinate da “Bontranger e altri” nel 1997. Tutti i parametri statistici sono stati registrati su un Software Novel. I dati riguardanti il consumo energetico sono stati ottenuti grazie ad un cardiofrequenzimetro Polar ed un ergometro di consumo dell’ossigeno (Metamax), tenendo conto di VO2 (ml/kg/mn) e della frequenza cardiaca
(battiti/mn).

I RISULTATI
a) Questionario – il questionario ha mostrato praticamente che tutti i soggetti non si sono resi conto del fatto di correre con o senza la soletta NOENE. Ciò può essere dovuto al fatto che la soletta convenzionale è stata ricoperta con una soletta “speciale” e che la percezione di ciascuno era pressoché la stessa. Gli atleti non hanno potuto modificare in maniera volontaria le misure, visto che è stato fatto di nascosto durante i test.

b) Consumo energetico – i dati mostrano che ne il VO2 massimo nella frequenza cardiaca è stato modificato dal cambio di solette. Neanche dopo il cambio di esercizio d’endurance è stata percepita alcuna differenza significativa. Si può dunque dire che le solette NOENE non influenzano il consumo energetico, negativamente o positivamente. Si può anche dire che nessun aumento o diminuzione misurabile del dispiegamento verticale è stata rilevata, poiché queste modifiche sono direttamente in relazione con il consumo di ossigeno.

c) Ripartizione della pressione del piede (FPD) – Gli FPD ottenuti sono conformi alle cifre di consumo energetico. Nessuno dei 3 parametri: picchi di pressione, forze massimali e dispiegamento verticale, sono variati in maniera significativa su tutta la zona plantare. D’altra parte, un’analisi segmentata e così dettagliata della ripartizione della pressione mostra delle differenze degne di nota. Abbiamo constatato una diminuzione importante delle zone di contatto (p<0,001) a livello dell’arco plantare longitudinale interno (MA), principalmente dovuta alla struttura piatta della soletta NOENE e alla mancanza di un supporto passivo. Allo stesso modo, dei valori significativamente ridotti della forza e della pressione (p<0,005) sono stati constatati in quest’area. Prendendo in considerazione le 9 graduazioni anatomiche, si può dire che la soletta NOENE ottiene uno spostamento della pressione del piede (FPD) verso una distribuzione più fisiologica della carica. Nelle zone principali di contatto del piede, il tallone (MH/LH) e le prime 3 teste metatarsiche (GT/MidM), la carica applicata aumenta quando la forza totale sul piede rimane stabile. Dunque, un progresso fisiologico normale (ROP) più pronunciato può essere rilevato, similare a quello che si ottiene a piede nudo. Soprattutto, il dispiegamento verticale dimostra la modificazione della distribuzione della carica descritta sopra. Una diminuzione molto significativa (p<0,001) del dispiegamento verticale a livello della volta interna si accompagna ad un aumento marcato nelle zone principali di contatto del piede (MH, LH, GT, MidM).

DISCUSSIONE
La principale influenza della soletta NOENE non può essere assimilata ad una semplice riduzione della carica che interviene quando la ripartizione delle pressioni del piede, e i parametri di consumo energetico restano stabili. Bisogna constatare soprattutto la sua influenza in una migliore ripartizione delle cariche principali a un ROP più pronunciato fisiologicamente, simile a quello ottenuto a piedi scalzi. Così, le proprietà meccaniche e la mancanza di sostegno passivo della soletta NOENE sembrano causare un’attività muscolare più netta dei muscoli intrinseci del piede, portando ad un processo fisiologico ottimizzato.

SECONDA RICERCA
La seconda inchiesta è servita allo studio pilota (n=4) per valutare le proprietà di ammortizzamento della soletta NOENE. Per una migliore misurazione delle forze di impatto, ci siamo basati sull’analisi del salto su una piattaforma di forza. 4 atleti allenati per le gare d’endurance si son offerti volontari per questa ricerca. Non soffrivano di alcuna lesione dei membri inferiori, ne portavano ortesi o avevano un’esperienza di salto verticale.

DEFINIZIONE DEL TEST
Come per la ricerca n°1, ogni soggetto doveva effettuare un test casuale. Tutti gli sportivi hanno effettuato due serie di 6 salti consecutivi, di un’altezza di 35 cm su una piattaforma di forza, con un periodo di riposo di un minuto tra una serie e l’altra. Una serie con le solette e una senza le solette NOENE. Tutti i soggetti portavano le proprie scarpe da running, che possiamo identificare come delle scarpe da corsa con un minimo di attitudine ad ammortizzare gli shock.

ANALISI DEI DATI
Le forze prodotte durante la registrazione sono state valutate con una piattaforma di forza (AMTI) attiva con uno scarto di pressione d’una frequenza naturale di 530 hertz (Hz). Le tre dimensioni (x,y e z) sono state misurate. In più, un accelerometro resistente (Biovision) è stato piazzato al di sotto delle solette, nella zona dell’arco longitudinale interno, operativo ad una frequenza di 500 Hz. I parametri sono stati registrati facendo la media dei segni di 6 salti consecutivi durante la fase di appoggio di ciascuna serie. Le componenti della frequenza sono state calcolate attraverso la Fast Fourir Transformation (FFT). Tutti i dati sono stati analizzati con dei SW Z2 (Biovision) e Origin 4.1 (Microcal).
Principali parametri ottenuti:
– per quel che concerne il tempo: la velocità massima della forza sviluppata durante l’impatto al suolo (ROFDI in N/s), il dispiegamento verticale (Ns) e la dimensione del picco di impatto (sec) e la magnitudo (N) della direzione verticale; le curve forza/tempo nel senso interno-esterno
– per quel che concerne la frequenza: potenza media e mediano della frequenza (MPF/MDPFD)

RISULTATI
a) Accelerazione – un paragone qualitativo dei segnali dell’accelerometro non mostra alcuna differenza tra ciascuna delle serie. Le due registrazioni mostrano delle caratteristiche pressoché identiche e hanno gli stessi valori di picco di accelerazione a 7,5 g (g = 9,81 m :s2). Per quel che riguarda la frequenza, abbiamo ottenuto delle differenze misurabili tra i test con e senza la soletta NOENE. I dati forniti indicano che con le solette NOENE si registra una modificazione della frequenza verso le basse frequenze; allo stesso modo i due parametri delle frequenze sono tesi a diminuire (MDPF: I5 Hz ; MPF: I 15 Hz).

b) Misura della forza – la componente verticale delle curve della misura forza/tempo mostra uno scarto percettibile. Nonostante alcuna differenza della misura di dispiegamento verticale possa essere notata, una modificazione misurabile del tempo della curva forza/tempo, approssimativamente di 5-10 millisecondi, e una leggera diminuzione del punto di impatto, si producono con la soletta NOENE. In questo modo, alcuna riduzione del dispiegamento verticale, ma una diminuzione della media della forza di sviluppo massimale all’impatto (ROFDI), dovuta alla modificazione del tempo, può essere mostrata. Le forze interne-esterne indicano anche delle differenze misurabili tra le due serie, al punto che fanno dire che queste forze sono eterogenee e funzionano nell’allenamento individuale. Qualunque cosa sia, una diminuzione delle forze di taglio esterne è ottenuta con le solette NOENE, indicando una diminuzione delle forze di tagli a livello del piede. I parametri di misura dell’accelerazione e della forza mostrano in maniera evidente che la soletta NOENE procura un migliore ammortizzamento rispetto alla soletta tradizionale. Ciò può essere dimostrato attraverso i componenti altezza/frequenza nei segnali di accelerazione così come attraverso la modificazione dei tempi e la diminuzione del ROFDI a livello della forza verticale. In conclusione, le strutture viscoelastiche endogene proprie del piede agiscono più efficacemente e con minor rischio di allargamento della struttura d’appoggio. Una più grande velocità di allungamento dovrebbe aumentare la rigidezza del sistema muscolo-tendinoso e, dunque, la ripetizione di un movimento di migliaia di volte, come l’impatto del piede al suole durante la corsa; dovrebbe provocare un più alto rischio di sovraccarico. Alcuni risultati similari al FPD dell’inchiesta 2 mostrano che la soletta NOENE non diminuisce la carica prodotta ma la distribuisce in una maniera più efficace, in modo che la struttura viscoelastica endogena può agire nelle sue condizioni ottimali.

RIASSUNTO E DIRETTIVE FUTURE
I possibili effetti preventivi per le scarpe da corsa delle solette NOENE non possono essere la conseguenza di una semplice riduzione delle contrazioni meccaniche, ma, piuttosto, di una ripartizione più armoniosa del sostegno. Ciò è dimostrato da un ROP più pronunciato, da una diminuzione del fattore altezza-frequenza della forza verticale e da una diminuzione della velocità massimale della forza sviluppata durante l’impatto (ROFDI), quando il consumo energetico e il dispiegamento verticale restano stabili. In conclusione, le ricerche future nel campo delle solette sportive, per prevenire le lesioni durante la corsa, dovranno evitare un sostegno essenzialmente passivo del piede. Il principale obiettivo dovrebbe essere quello di iniziare un ROP e un FPD più pronunciato, per assicurare una migliore risposta delle strutture viscoelastiche
endogene all’interno di un dispiegamento trasversale della superficie d’appoggio. Inoltre, un altro importante problema può essere constatato circa l’influenza del sistema neuromuscolare. Altre ricerche sono dunque necessarie per dimostrare l’influenza degli eventuali effetti del materiale NOENE sull’attività muscolare. Degli studi pilota fatti a titolo personale, che includono gli esami elettromagnetici, hanno permesso di raccogliere ulteriori informazioni sull’attività e dimostrano che esiste un’influenza misurabile sull’attività muscolare dei membri inferiori e che la soletta NOENE può agire efficacemente in termini di ammortizzamento e di prevenzione delle lesioni.

RIASSUNTO
Due tipi di misurazioni sono stati effettuati con dei corridori, portatori o non delle solette NOENE. Prima di tutto, sul tapis roulant prima e dopo uno sforzo intenso di un’ora. Nella seconda esperienza, i soggetti test hanno effettuato una serie di salti con e senza le solette NOENE. Oltre ad un migliore ammortizzamento, già noto ai corridori, il risultato di questi studi dimostra che la soletta NOENE migliora sensibilmente la ripartizione delle cariche e favorisce, dunque, un processo fisiologico normale del piede, similare a quello ottenuto a piedi scalzi. In questo modo, le proprietà meccaniche e l’assenza di sostegno passivo a livello dell’arco interno della soletta NOENE, comportano un’attività muscolare più nette dei muscoli intrinseci del piede, conducendo ad un processo fisiologico ottiale e ad una riduzione delle lesioni muscolo-scheletriche.

Sicuramente si tratta di un articolo molto tecnico, ma che ancora una volta certifica la bontà del NOENE in quanto materiale tecnologico ed innovativo, in particolar modo nel suo utilizzo come plantare, soletta o talloniera.